User Experience e Social Media: un binomio possibile

user experience e social mediadi Mianu’ Catenaro

Oggi vi parliamo di UX nei social media, ma prima di tutto che cos’è la User Experience? Un’ottima definizione sull’argomento la fornisce Doctor Brand (Digital Communication Consultant & Professor):

“L’esperienza utente (in inglese User Experience o UX) è la sommatoria delle emozioni, delle percezioni e delle reazioni che una persona prova quando si interfaccia con un prodotto o servizio.

In altre parole equivale al grado di aderenza soggettiva tra aspettative e soddisfazione nell’ interazione con il sistema, sia esso fisico (es: una biglietteria automatica in stazione) piuttosto che digitale (es: lo shopping online). Continua a leggere

Data porn

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di Valentina Gasperini

Secondo Hotwire, nota agenzia di comunicazione e pubbliche relazioni che opera a livello mondiale, uno dei principali digital trend del 2013 riguarda l’accesso e l’uso dei dati degli utenti del web 2.0. La quarta edizione del report sui trend digitali, preavvisa come l’anno in corso vedrà i marketing manager più avveduti rivolgersi alle agenzie di analisi dei dati per ottimizzare le proprie campagne.

Data porn: un rapporto complesso tra data e marketing

Il termine “data porn” utilizzato da Hotwire risulta particolarmente efficace per definire l’avida ricerca di dati da parte dei marketers. Coloro i quali hanno carpito l’importanza di conoscere e sfruttare le informazioni sugli utenti date dagli utenti bramano di averne accesso poiché ne capiscono l’utilità strumentale.
Secondo IBM ogni giorno vengono creati 2.5 quintilioni di bytes di dati. Cos’è un quintilione? E’ un 1 seguito da 18 zero! Una quantità gigantesca dunque di bytes di dati che provengono da diversi “luoghi” e strumenti: post sui social media, sensori meteorologici, foto e video digitali, segnali GPS…  Un intero universo intangibile ma incredibilmente reale di contenuti che possono essere trovati, analizzati e utilizzati per il proprio business.
Scrive Jeff Dachis (fondatore, CEO e chairman di Dachis Group, agenzia di big data social marketing analytics): “Big data analytics finally allows marketers to identify, measure, and manage what is positively impacting their brand. Social media activity harvested from the entire open social web with technologies like Hadoop, Cassandra, Mahout and Pig combined with advanced analytic techniques like natural language processing, semantic analysis, machine learning, and cluster analysis can reveal the true consequences of marketing actions online. These developments enable a whole new world of brand measurement for digital marketers. Unlike most approaches to web analytics that can only attribute directly measurable consumer action, big data analysis of social performance offers campaign data that correlates with impact on brand.” (qui l’articolo completo)

La diffusione dei dati

A settembre 2012 Facebook ha raggiunto quota un miliardo di utenti (fonte: Facebook Inc.). A giugno 2012 Twitter registrava 500 milioni di utenti (fonte: Wikipedia). Pinterest ne arruola più di 48.7 milioni, dati di febbraio 2013 secondo reuters.com. Ed è giusto per citarne alcuni.
I navigatori dello sterminato world wide web sono spesso chiamati a registrare form, a lasciare la propria opinione, a fornire la propria posizione geografica, a postare commenti, a pubblicare una foto. E tutte queste informazioni, che vengono rese più o meno accessibili dall’utente e dalla compagnia che le gestisce, possono entrare a far parte di una fitta rete di big (e open) data fruibili dalle agenzie di marketing.
Non si chiamano big data a caso: la mole è immensa ed è in grado di tratteggiare dettagliatamente i profili degli utenti.
Pertanto maggiori sono le informazioni sugli utenti, maggiori sono le possibilità dei marketers di formulare azioni di marketing coerenti ad esse e per questo particolarmente efficaci.
Sottolineo come il corpus dei big data non si va formando contro il volere degli users, anzi, spesso sono proprio loro a propendere per dare dati su di sé in modo da avere dai social media, e dalle piattaforme internet in generale, un servizio migliore.

Anche il rapporto tra big data e aziende va considerato con attenzione, essendo i primi una potenziale insidia per i secondi: big data “negativi” possono distruggere la reputazione di un’azienda. Per questo occorre che i CEO considerino sempre come la consumer satisfaction viene espressa nel web, e operino per salvaguardare la loro reputazione. Il potere dei big data non ha bandiera né colore: in questo è democratico, e può mettere in crisi un’azienda come  può fare di un utente social il bersaglio di azioni di marketing mirate.

In conclusione, propongo questa infografica creata da brafton.com sui social media, resa liberamente riproducibile nel proprio blog.
(Good to know first: b2b sta per “business-to-business” e b2c per “business to consumer”)

Brafton's Infographic: Social Media Horse Race