Donne e scienza: un binomio difficile

Army scientist readies Soldiers’ masks for chem-bio hazards by RDECOM

“Army scientist readies Soldiers’ masks for chem-bio hazards” by RDECOM

di Elena Serafini

Negli ultimi decenni le donne hanno fatto grandi passi avanti nel campo della scienza, dimostrando un forte interesse nei confronti delle materie scientifiche. Tuttavia, la parità di genere, come in altri settori d’altronde, è ancora lontana soprattutto in termini di retribuzione e di accesso ai finanziamenti per le ricercheIn Italia, secondo una ricerca dell’Eurostat (l’ufficio statistico dell’Unione europea), nel 2011 le donne con il titolo universitario nel campo della scienza erano il 52%, dato addirittura superiore alla media europea che si aggirava attorno al 37,6%. Un altro dato confortante, che riguarda sempre il nostro paese, stando al rapporto Donne e Scienza-L’Italia e il contesto internazionale del centro di ricerca Observa-Science in Society, dimostra che la percentuale di ragazze che vincono un dottorato di ricerca è del 50,9%.

A questo vantaggio di merito non corrisponde però un analogo vantaggio di carriera. Infatti, sempre secondo i dati del rapporto di Observa, le donne in Italia costituiscono il 17,8% dei professori ordinari nelle scienze naturali, l’11,2% nelle scienze mediche e farmaceutiche e solo l’8,4% nelle discipline tecnologiche e ingegneristiche. Anche secondo i dati del rapporto She Figures 2012. Gender in research and innovation della Commissione europea di ricerca e innovazione, la presenza femminile nel campo della ricerca in Europa è in crescita ma ancora in minoranza, infatti soltanto il 33% dei ricercatori, il 20% dei professori ordinari e il 15,5% dei direttori delle istituzioni nel settore dell’istruzione superiore è donna.

La disparità di genere si riscontra anche in termini di retribuzione e di accesso ai finanziamenti per le ricerche. Come dimostra uno studio condotto dall’Istat, il differenziale tra il reddito maschile e femminile nelle aree scientifiche è di circa 200€, fino ad aumentare a 600€ nelle aree disciplinari delle scienze mediche. A livello comunitario, lo European Research Council, l’agenzia dell’Unione europea che si occupa del supporto della ricerca, ha cercato di attuare iniziative per facilitare l’accesso ai finanziamenti per le donne e per mantenere alta l’attenzione sul tema della parità di genere. Per esempio, ha aumentato il numero di progetti finanziabili proposti da ricercatori con figli così da incoraggiare maggiormente la partecipazione delle donne ai bandi di ricerca, dal momento che la maternità sembra essere uno degli ostacoli maggiori per la carriera femminile.

Le ragioni che rendono il rapporto tra donna e scienza un legame difficile e che alimentano questo fenomeno di gender gap non sono solo legate a fattori esterni e al pregiudizio che influenza la percezione della donna, ma sono riconducibili anche al contesto sociale. Infatti, nel momento in cui una giovane donna decide di crearsi una famiglia, il più delle volte è costretta ad abbandonare la propria attività di ricerca, e quindi una possibile carriera, poiché percepisce la mancanza di una rete di supporto sociale in grado di aiutarla a conciliare famiglia e lavoro.

La scarsa presenza delle donne in ambito scientifico, inoltre, rappresenta sia uno spreco di risorse umane sia un ostacolo allo sviluppo delle scienze per la società. Gli istituti di ricerca dovrebbero quindi sviluppare modelli organizzativi basati anche su una visione “al femminile” del lavoro attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie, il superamento dei tradizionali confini spazio temporali e una maggiore valorizzazione del capitale umano, in modo da sfruttare la naturale capacità femminile di operare “multitasking”. Fin quando perciò gli uomini non comprenderanno che il loro successo e quello delle loro organizzazioni è determinato e incrementato dalla condizione di buon equilibrio tra i generi, alle donne non sarà data fino in fondo l’opportunità di dimostrare il proprio valore.

5 thoughts on “Donne e scienza: un binomio difficile

  1. Pingback: Gender divide nelle ICT: la soluzione è agire | #PlacEvent

  2. Vorrei segnalare la vicenda di Elise Andrew come dimostrazione che il pregiudizio nei confronti delle donne nel campo della scienza esiste eccome!
    Elise è una giovane blogger che gestisce una pagina Facebook dedicata al mondo della scienza, “I fucking love science” che conta più di 8 milioni di fans.
    Il caso vuole che molti dei suoi fans fossero ignari del fatto che l’amministratore della pagina fosse donna. Infatti non appena Elise ha pubblicato un post in cui annunciava di essersi iscritta a Twitter, per molti è stato percepito quasi come un “coming out” ed è partito un assalto furioso di commenti di persone stupite del fatto che dietro a quella pagina ci fosse una donna. Un esempio dei commenti lo potete trovare nell’articolo pubblicato sul sito del The Guardian.
    Questo è quello che ancora accade nel 2013…meditate gente, meditate!

  3. Pingback: Sessismo 2.0: Un Women contro Google | #PlacEvent

  4. Supporto alle donne, visioni al “femminile”, parità di genere.
    Credo se ne continui a parlare in modo ridondante ( talk-show, social,) senza quasi mai raggiungere un vero e proprio cambio di prospettiva in grado di agevolarci nel lungo periodo.
    Arriveremo mai ad un vero e proprio equilibrio? Abbandoneremo questo sbilanciamento a favore maschile? A mio parere non occorre più solamente discuterne o mostrare risultati e cause, ma agire per produrre un cambiamento.

  5. Pingback: Donne e scienza: un binomio difficile | The law of news 2

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